domenica 17 luglio 2016

Del malcostume di copiare gli articoli senza citare la fonte


La povertà creativa di alcuni blog italiani è sotto gli occhi di tutti: notizie già apparse sui siti stranieri, tradotte pari pari nella nostra lingua. La situazione poi sta peggiorando. Un esempio?

L'altro mese mi capita di leggere un post su un blog italiano, che ohibò!, è la traduzione letterale di un post inglese. Ma non solo il titolo e le parole, persino le immagini sono copiate. In calce al post italiano, nessun link alla fonte originale (che è il minimo dovuto).

Istintivamente, lascio un commento piuttosto brusco (vedi  primo commento nell'immagine). Il commento è cancellato in quanto "spam". Alla mia richiesta di spiegazioni (secondo commento), mi si fa notare che (terzo commento) i commenti con link vengono bloccati. OK, spiego allora il mio punto di vista (quarto commento).

Dopo un mese, il quarto commento è ancora lì, in attesa che qualche buonanima di amministratore lo approvi, e lo renda così visibile a tutta l'Umanità.
Nutro ovviamente nessuna speranza che questo avvenga.

Al di là del mio misero episodio, vorrei sottolineare la ancor più misera abitudine di copiare gli articoli senza almeno attribuirne la legittima paternità. Si tratta di una violazione del copyright. Questo malcostume (reato?) deriva da una necessità primaria di attirare visitatori solo ed esclusivamente al proprio sito, ed è largamente diffuso.

Questo comportamento è però un'arma a doppio taglio: senza una fonte autorevole, ma anche senza una fonte in genere, qualunque notizia ha la stessa credibilità di quelle di un qualunque giornalaccio scandalistico, cioè nessuna. Certo, si ha un sicuro successo immediato (se così vogliamo chiamare il numero di contatti), specie tra le persone che evitano di approfondire l'argomento e verificare le fonti. Ma quanto costa la credibilità persa?

PS: a chi mi chiede di quale blog parlo, sappia che non lo scrivo e neanche lo "linko" perché voglio evitare di fargli pubblicità gratis.

venerdì 8 luglio 2016

Ubuntu Phone su altri dispositivi, grazie a Marius.



Il progetto UBPorts è una bella iniziativa per portare Ubuntu Phone su dispositivi diversi da quelli ufficiali. Seguevo distrattamente il progetto, che dopo uno sprint iniziale era quasi passato nel dimenticatoio. Un paio di post  recenti hanno mostrato che il progetto è più vivo che mai.

Indipendente

Sono quindi andato a dare un'occhiata da vicino e ho scoperto un paio di fatti. Il primo è che si tratta di un progetto completamente indipendente da Canonical. Il secondo è che il promotore principale dell'iniziativa è Marius Gripsgard un giovanotto norvegese che porta avanti da solo la maggior parte delle attività, cercando di conciliare lavoro e hobby.

Alla data in cui scrivo, secondo il sito del progetto, Ubuntu Phone è portato completamente su One Plus One e Nexus 5, e in lista di attesa ce ne sono molti altri: OnePlus Two, Nexus 6, Fairphone 2, LG Optimus L90.

"Patroni" cercasi

Leggendo i post di Marius, si capisce che il maggior limite al porting è il poco tempo a disposizione! Per dare una mano a questo bravo ragazzo, vi consiglio prendere in considerazione la possibilità di diventare un patrono (sponsor) di UBPorts: bastano 2 euro al mese - solo 24 euro all'anno - per contribuire a fare la differenza.

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