venerdì 7 agosto 2009

L'Università di Verona passa al software libero

Nella mia visione utopistica del mondo universitario, pensavo che già tutte le università del mondo usassero software libero.
Un po' perché tutto il movimento del software libero è nato nelle università, o negli immediati dintorni.
Un po' perché l'ambiente accademico è tipicamente molto più aperto alle innovazioni e alle nuove esperienze, rispetto all'ambiente lavorativo.
Un po' perché le università si trovano sempre a fare i conti con i pochi soldi a disposizione, specie quelle italiane.
E soprattutto perché all'università io non ci sono mai andato!

Ebbene non è così. Ci sono ancora università che non usano Linux. Dai giorni scorsi una in meno.

Con l'"Atto di indirizzo sull’uso dell’Open Source in Ateneo", documento che in parte ricorda toni e termini tipici del Komintern (che si rifà a sua volta alla miglior burocratese italiano), l'Università di Verona si è data un piano, suddiviso in fasi diverse, per passare al software libero per i suoi computer e ai formati liberi per i suoi documenti. In particolare:
  • Prima fase: entro fine 2008 (il documento è stato emanato il 23 ottobre 2008), si prevede di identificare i prodotti software necessari all'Università, con occhio di riguardo per il software libero. Successivamente, si provvede all'adozione di solo software libero, con eccezioni che devono essere documentate e giustificate dalla mancanza di alternative.
  • Seconda fase: dal 1 gennaio 2010, l'Ateneo prevede di usare solo formati aperti per tutti i suoi documenti scambiati all'interno dell'università. Con l'esterno si potranno usare formati proprietari, se necessario (ad esempio: il ricevente accetta solo quel particolare formato chiuso).
  • Terza fase: dal 1 gennaio 2011, tutte le postazioni dell'università dovranno usare solo sistema operativo open source, a meno di particolari e giustificate esigenze, bla bla bla...
L'ulteriore buona notizia è che le distribuzioni "standard" adottate sono in primis quelle della famiglia Ubuntu: Ubuntu (appunto), Kubuntu e Xubuntu.

Un esempio da seguire per tutte le altre università italiane, che, mi dicono essere ancora ancorate al Sistema Operativo Proprietario Unico.


Link:

Notizia del passaggio su Punto-Informatico
Notizia del passaggio sul sito dell'Università di Verona
Atto di indirizzo sull’uso dell’Open Source in Ateneo

1 commento:

luca.stalker ha detto...

Insegno l'uso (e la storia) di Debian e Xubuntu ai pensionati. Userò il tuo post durante le lezioni per rassicurarli sulla scelta della distribuzione. Grazie, ciao

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