lunedì 30 marzo 2009

Un nuovo server web (?) entra nella mischia (?)

I punti di domanda del titolo sono tutti giustificati. Andiamo con ordine.

Stavo guardando le solite statistiche sul mercato dei server web, con la perenne lotta tra Apache e IIS, quando mi è saltato all'occhio un fatto nuovo. Beh, non è proprio nuovo, si era già visto qualcosa a Febbraio, quando dal nulla è apparso un nuovo web server, che si fa chiamare "QZHTTP". Ebbene, da un mese all'altro, QZHTTP è presente su più di 20 milioni di siti internet, tutti guarda caso su qq.com (software di istant messaging molto popolare in Cina).

Ben poco si sa di questo server web, anche se, come riferisce netcraft, qualcuno ha notato somiglianze con un altro server web poco diffuso, l'oscuro e misconosciuto "thttpd" (cosa??!?!) di Acme Laboratories (chi!?!??!).

Googlando qua e là si trovano solo post su qualche blog, con blogger che si fanno domande del tipo "Un nuovo server web (?) entra nella mischia (?)".

La cosa è davvero anomala, che sia il primo segnale dello sbarco in forze della Cina su Internet? Ho comunque l'impressione che ne sentiremo parlare ancora.

Link:

netcraft "web server survey" di Marzo 2009
QQ instant messanger su Wikipedia

Pensieri sparsi su virus e pesci d'aprile

Sabato sera, tornando dal 3° Ubuntu-it Meeting (a breve il resoconto) Lidia mi raccontava, tra l'altro, del virus "Conficker", che, mi diceva, tra la fine dell'anno scorso e l'inizio di quest'anno ha fatto strage tra i PC (che avevano il noto sistema operativo). Mi sono dovuto confessare ignorante in materia. Domenica mattina mi son fatto un po' di cultura sull'argomento, googlando qua e là, e mi son ricordato di aver visto la notizia sul giornale, ma di averla rimossa automaticamente in quanto non mi interessava per niente.

Primo pensiero (felicità): bello avere Linux! :-)

Secondo pensiero (panico): per quanto durerà?

Lidia sabato sosteneva che è solo una questione di tempo, quando Linux sarà un po' più diffuso, i cracker cattivoni rivolgeranno la loro attenzione anche a questo sistema operativo.

In effetti, nessun sistema operativo è immune dai virus, perché tutti i programmi potenzialmente possono essere scardinati da gente abile a sufficienza. Ci sono alcuni fattori che però mi tranquillizzano:
  1. Linux ha un sistema di accesso ai privilegi abbastanza sofisticato, e quindi non è facile accedere ai privilegi di amministratore (basterà?)
  2. Linux è aggiornato abbastanza frequentemente, quindi i bug sono chiusi abbastanza velocemente (basterà?)
  3. La quota di mercato di Linux cresce molto lentamente, per molto tempo ancora saremmo così pochi da non meritare attenzione da parte dei cattivoni (basterà?)
L'ultimo fatto non mi rende felice, ma negarlo sarebbe come nascondersi dietro un dito.

C'è anche un fattore che invece è invariante tra tutti i sistemi operativi:
  1. Gli utonti sono stupidi per definizione, qualunque sia il sistema operativo che usano, e riusciranno a sempre a fare cose stupide, tipo prendere virus (e per questo tutti gli altri fattori sono superati a pié pari!)
Statisticamente, gli utonti sono una parte rilevante. Quando (e se) Linux avrà una quota significativa di mercato, avrà anche la sua quota significativa di persone sprovvedute, imprudenti e incoscienti, che senza pensarci 2 volte apriranno mail con oggetto "ENL4RGE Y0UR P3N1S!".

Terzo pensiero: stamattina (che caso!) al radiogiornale si è ha parlato di Conficker, e quindi, nonostante fosse lunedì mattina, e non avessi ancora bevuto il caffè, ho acceso il cervello. Secondo il GR, Conficker starebbe aspettando il 1° di Aprile, appostato nell'ombra, per tirare un clamoroso pesce d'aprile a tutti i possessori di PC (e del noto sistema operativo).

Ho spento di nuovo il cervello: nessun pericolo, per ora.


Link:

Conficker su Wikipedia
Notizia del pesce d'Aprile su Repubblica.it

giovedì 26 marzo 2009

19 motivi per passare a Linux


Ebbene si! Quei maledetti linari hanno fatta un'altra delle loro... trovate! :-)

Mentre io mi inerpicavo in improbabili sofismi per trovare 10 miseri motivi per NON passare a Linux, moooolto tempo prima di me, qualcuno, che si spaccia sotto un'improbabile e fantomatico "io&ubuntu", ne aveva già trovati quasi il doppio per passare a Linux!

Non solo, quel qualcuno ne ha fatto anche un bellissimo poster da attaccare dovunque capiti... vabbé mi arrendo...

Ora, scusate del post striminzito, ma ho fretta, devo attaccare il poster a colori in formato A0 dietro la mia scrivania.


Link:

Post di ioubuntu

last.fm diventa a pagamento

Con un annuncio a sorpresa sul blog, last.fm ha deciso di far pagare 3 € al mese a tutti i propri utenti, per il solo servizio di webradio, che è, tra tutti, quello più utilizzato. Gli altri servizi resteranno gratuiti. Altrettanto a sorpresa, gli utenti di Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania manterranno ancora l'accesso gratuito. Quest'ultima decisione, si legge sul blog, è dovuta al fatto che in tali Paesi, last.fm è già adeguatamente finanziata (e non serve "spennare" gli utenti, aggiungo io).

Anche se il costo è davvero basso, è probabile una migrazione di massa degli utenti verso altre piattaforme, una su tutte www.deezer.com. Oppure una dispora tra le centinaia di webradio minori.

La notizia in sé mi lascia abbastanza indifferente. Ho usato last.fm solo occasionalmente, anche se devo ammettere che è davvero ben fatto.

La cosa che mi lascia perplesso è il marketing usato in questo caso, che ho personalmente chiamato "tecnica del gregge". La tecnica non è nuova, è già stata usata e collaudata in altre occasioni. Si tratta in beve di attirare un gregge di pecore (o di polli, scegliete voi l'animale che si adatta alle vostre caratteristiche) dentro al recinto, con promesse di erba verde gratis per tutti in quantità illimitata. Poi, una volta creato il bisogno, si chiude blandamente il recinto, intrappolando le pecore. Sono convinto, che nonostante la porta del recinto resti ben aperta, molti decideranno comunque di restare dentro, perché il posto è figo, fa figo esserci, c'ha un sacco di web-music-friends. In buona sostanza, perché ne hanno bisogno.

Questa tecnica è sicuramente legale, sicuramente legittima, ma mi dà enorme fastidio perché prende in giro la gente: bisognerebbe essere chiari fin dall'inizio su obiettivi e costi di un servizio. Chiaro che così molte meno pecore... OPS! utenti aderirebbero.

Personalmente però, chi mi prende non riuscirà a scucirmi (volontariamente) nemmeno un centesimo.

L'altra osservazione che mi viene in mente, è che questa mossa getta un'ombra sinistra anche su altri social network, come Facebook, Twitter, aNobii, Youtube, ecc. Se anche questi diventassero a pagamento? Saremmo in grado di rinunciare anche a questi servizi? O saranno diventati così naturali che ne avremo bisogno?


Link:

Annuncio sul blog di last.fm (in inglese)

lunedì 23 marzo 2009

Saul Bellow - La resa dei conti

Senza via di scampo

Saul Bellow è praticamente sconosciuto al grande pubblico, anche se è stato premio Nobel nel 1976.
Questo piccolo libro può essere quindi un buon inizio, per chi non lo conosce. Un buon inizio, ma questo non vuol dire un facile inizio.
Il libro descrive infatti la giornata di un uomo di mezza età alle prese con il fallimento della sua intera vita. Un libro spietato: lo scrittore non lascia tregua al povero "Tommy" Wilhelm Adler, lo insegue in ogni pagina, gli mette davanti i suoi errori, le sue facili illusioni, indagando con scrupolo investigativo. Quasi un dossier d'accusa per l'implicito processo in corso, fino alla condanna finale, alla resa finale, con il protagonista, nudo davanti al suo fallimento, senza lavoro, soldi, amore, pietà.
Il libro si legge facilmente, ma si devono mandare giù molti bocconi amari, e per questo è meglio concedersi una tregua, ogni tanto.


Link:

Saul Bellow su Wikipedia
La mia libreria su aNobii

venerdì 20 marzo 2009

L'ultima neve di primavera


"L'ultima neve di primavera"
è un orrido polpettone traumatizzante strappalacrime, film degli anni '70 che al tempo fece un ottimo successo. Il successo continua: dopo essere passato decine di volte sulle TV nazionali, a testimonianza del crescente ed esponenziale degrado della TV italiana, adesso è avviluppato in un samsara senza fine nelle TV locali.

"L'ultima neve di primavera" è anche la bella immagine che stmattina ho impresso nella memoria (e sul telefonino), quando, uscendo di casa, ho visto le due gobbette del Monte Summano frettolosamente spolverate di bianco. Un'immagine che rende il venerdì lavorativo più leggero.

Link:

Scheda dell'orrido film (se proprio non potete farne a meno).

giovedì 19 marzo 2009

"Beardless" Bdale e diavoli della Tasmania.

Bdale come eravamo abituati a vederlo (fonte: Wikipedia)

Che cosa c'entra la barba di uno dei personaggi storici di Linux con il diavolo della Tasmania (una specie di orso, con annesso marsupio - in Australia va ancora di moda!)? E' presto detto!

Bdale Garbee è un personaggio storico del mondo Linux: da sempre sviluppatore Debian, ne è stato anche il Project Leader, e adesso è Chief Technical Officer (TCO) di HP Linux.

In foto vedete una foto di com'era fino a poco fa, con la barba (che portava da 27 anni). Com'era, perché al recente linux.conf.au è stato rasato da Linus Torvalds in persona (che onore!), durante una serata benefica di raccolta di fondi.

I soldi raccolti, circa 40.000 $, sono andati a favore del progetto "Save the tasmanian devil" ("Salviamo il diavolo della Tasmania"), promosso dall'Università della Tasmania, Australia. Il "diavolo della Tasmania" è infatti considerato una specie in pericolo di estinzione, soprattutto a causa di una particolare forma di cancro, che si sta diffondendo negli ultimi anni.

Il diavolo della Tasmania è stato anche scelto come logo per il kernel in uscita, il 2.6.29 (vedi il post di Linus).

E' incredibile come si possa sfruttare un evento goliardico come quello del linux.conf.au, tipico degli eventi del software libero, per portare all'attenzione del pubblico una evento così serio e preoccupante come la minaccia di estinzione di una specie animale. A testimonianza del fatto che le persone che si occupano di software non sono (solo) fanatici tecno-geek rinchiusi giorno e notte davanti a schermo e tastiera.

Purtroppo per Bdale, Linus non deve avere la mano ferma... guardare le foto per credere! :-)

Link:

Foto della rasatura su Computerworld
Foto della rasatura su LWN
Home page di "Save the tasmanian devil"
Sito di "Save the tasmanian devil" (presso la fondazione dell'Università della Tasmania)
Post di Linus con il nuovo logo del kernel
Diavolo della Tasmania su Wikipedia

lunedì 16 marzo 2009

I miei libri su aNobii

aNobii è un social network dedicato ai libri e ai lettori. Dà la possibilità di creare una propria libreria, commentarla, votare i libri letti, creare gruppi di lettura e scambiarsi pareri sui forum, e altre decine di cose, che lascio scoprire a chi voglia registrarsi.

Da qualche tempo registro su aNobii tutti i libri che leggo, belli e brutti. Un modo per ricordarmi cosa ho letto e se mi è piaciuto o meno. Mi capita infatti di leggere un libro, e dimenticare completamente cosa ne penso (che sia l'età?!?!).

"Chi non ha memoria, se la fa di carta", e in questo caso me la sto facendo (la memoria) di Web 2.0, nella speranza che aNobii non chiuda. Comunque, da bravo informatico, ogni tanto estraggo quello che ho scritto su file .csv e ne salvo una copia di sicurezza sul PC, non si sa mai!

Stamattina pensavo che forse era interessante per l'umanità intera valicare il confine di aNobii e rendere disponibile anche sul blog il mio lapidario giudizio sui libri che leggo (che sia il delirio di onnipotenza che governa l'italia ad avermi contagiato!?!?!?). Non ho trovato strumento migliore del copia-incolla.

Comincio quindi con l'ultimo letto, "Firmino" di Tom Savage.

Firmino vale meno di Topolino

Quando mi venne in mano, avevo molte aspettative su questo libro. Il battage pubblicitario era al suo massimo, e non erano ancora uscite le voci del presunto plagio (che non posso confermare, non ho letto l'altro libro).
L'ho cominciato a leggere quindi con entusiasmo, aspettandomi grandi cose. All'inizio in effetti il ritmo è incalzante, il libro si scopre pian piano, così come Firmino scopre le sue innaturali capacità di lettura, e il mondo che lo circonda, in una girandola di citazioni e battute divertenti.
Nella seconda parte però, il ritmo cala, diminuiscono le nuove scoperte di Firmino, le battute praticamente scompaiono, le aspettative rimangono deluse. Resta un librettino così così, 2 stelline misere, adeguate al disfacimento finale, che non ha neanche la consolazione di un finale a sorpresa.
Il libro si legge facilmente, ma si fa fatica a finirlo per la delusione, meglio leggere un Topolino.


Link:

Home page di aNobii
Mia libreria su aNobii

Strade libere a Schio


Open Street Map "è un progetto collaborativo per creare mappe a contenuto libero usando dati da dispositivi GPS portatili e altre fonti libere." (fonte wikipedia.it) Partendo dal fatto che moltissime persone hanno un navigatore satellitare, e che questo è capace di registrare i dati di percorso e poi inviarli su un PC, il progetto si propone di raccogliere queste informazioni, e metterle a disposizione di tutti, gratuitamente.

Lo scorso ottobre, l'amministrazione comunale di Schio (Vicenza) decise di "liberare" le cartografie della città in suo possesso, donandole gratuitamente al progetto Open Street Map.

Adesso, tutte le strade di Schio sono finalmente disponibili per la consultazione, ma rimane ancora molto da fare, per correggere, migliorare e integrare le informazioni donate dal Comune.

Se ne parlerà mercoledì prossimo 18 marzo, in una serata alla "Piazza Telematica", in cui si spiegherà anche come contribuire al progetto Open Street Map.

Con pochissimo sforzo, tutte le strade di un bel paesotto come Schio (38.000 abitanti circa) sono su OSM. Per quanto bravi e volenterosi, i già valorosissimi contributori avrebbero impiegato anni a farlo. Non so se esistano altri casi in Italia come quello di Schio (qualcuno ha notizie?), ma c'è da augurarsi che altri comuni ne seguano la virtuosa strada.

E voi, cosa aspettate a dare una mano? Magari potreste chiedere alla morosa di fare un romantico giro in bici, portandovi dietro il fido GPS! :-)

Link:

Home page di Open Street Map
Notizia della liberazione delle strade a Schio
Notizia sulla serata della Piazza Telematica

mercoledì 11 marzo 2009

10 buone ragioni per NON passare a Linux.

Periodicamente su giornali e su siti internet specializzati si leggono articoli che hanno del tipo “10 buoni motivi per passare a Linux”. Non credo sia mai successo il caso di un lettore che, dopo aver letto un articolo simile, sia passato a Linux (ma mi piacerebbe tanto essere smentito: scrivetemi le vostre testimonianze!). Anche perché articoli del genere sono letti solo da persone che già usano Linux!

I problemi però arrivano dopo, quando Ubuntu è installata (ho detto una distribuzione Linux a caso), e a quel punto il neofita non ha ancora ben capito cosa ha fatto.

A quel punto arrivano i dubbi, le perplessità, i rimorsi (eh si, anche quelli purtroppo), che vengono scaricati nell’ordine:
  • all’amico smanettone che ha avuto la malvagia idea di consigliargli e installargli Linux
  • a tutti i forum
  • a tutte le mailing list conosciute e sconosciute, comprese quelle dei traduttori Ubuntu
Molti di questi dubbi, a dire il vero, sono superficiali e dettati solo dal momentaneo scombussolamento del passaggio.
Altri invece denotano problemi di fondo, difficilmente risolvibili.

Mi è quindi venuta in mente una breve e semiseria lista di situazioni che sconsigliano il passaggio a Linux.
  1. Siete pigri: se non ne avete voglia, non ascoltate e non fidatevi dell’amico smanettone sapientone, profeta del Software Libero. Non c’è nessun obbligo di usare Linux, non ve l’ha prescritto il dottore, non ve lo raccomanda la mamma (l’unica persona di cui ci si può davvero fidare!). Se non volete imparare, restate dove siete: passando a Linux, si deve imparare, e quindi è richiesto un minimo di impegno. Se non avete voglia quindi, lasciate perdere.
  2. State bene da soli: per le persone che usano Linux, è normale frequentare altre persone che usano Linux, magari sui forum o sulle mailing list, per condividere esperienze e conoscenze. Il “social networking” esiste da molti anni nelle comunità del software libero (mica se l’è inventato FB!), e il confronto e la crescita comune sono gli aspetti più belli e interessanti; se invece vi annoiano o vi spaventano, lasciate perdere.
  3. Avete poco tempo: passare a Linux vuol dire investire un po’ di tempo per imparare, e (in rari casi) per smanettare. Se avete altro di meglio da fare, lasciate perdere.
  4. Pensate che sia una complicazione inutile: avete già il vostro software installato e funzionante, perché buttare via tutto e cambiare? Ma lasciate perdere!
  5. Non ve ne frega niente: avete una copia piratata del sistema operativo e tutti i programmi li avete scaricati "aggratis" da Internet. Il software libero non vi interessa, tanto non vedete la differenza: gratis l’uno (piratato), e gratis l’altro (libero), quindi perché cambiare?
  6. Avete un software particolare, che gira solo sul sistema operativo monopolista: Linux ha ormai ogni sorta di programmi che coprono bene le esigenze di tutti i giorni: word processor, foglio di calcolo, presentazioni multimediali, ritocco fotografico, riproduzione audio e video, giochi, navigazione su internet, posta elettronica, ecc. Ci sono però alcuni casi in cui, per alcuni software, non ci sia il corrispondente Linux; sto pensando a programmi particolari in uso presso gli studi professionali (commercialisti, geometri, architetti) oppure a programmi rilasciati dalla Pubblica Amministrazione (!) per l’espletamento di pratiche tributarie. In alcuni casi, Wine (emulatore su Linux del sistema operativo unico) può aiutare, e questi programmi particolari possono girare su Linux, all’interno di Wine. Wine però è un emulatore, per quanto buono, e non sempre riesce ad eseguire tutte le funzioni.
  7. Passate molto tempo a giocare con giochi 3D: questo è un caso particolare del punto 6., forse quello più critico. I giochi di Windows non funzionano su Linux, se non emulati con Wine. Se girano con Wine, di solito sono molto più lenti rispetto a come girano su Windows.
  8. Avete hardware non (ancora) supportato da Linux: questa esperienza mi è capitata di recente, un amico con portatile e modem “winmodem” non supportato. Ci sono alcuni dispositivi che su Linux non funzionano. Mi vengono in mente principalmente dispositivi per la connettività Internet: alcuni tipi di winmodem, alcune “chiavette UMTS”, alcuni dispositivi wireless.
  9. Avete già usato Linux, e non vi piace: se non vi sentite a vostro agio con i desktop multipli (o le console multiple) e il fighissimo cubo rotante vi fa solo ruotare... la testa, lasciate perdere; nessuno vi riuscirà mai a convincervi che Linux è più bello!
  10. Non avete ancora capito cos’è Linux: se arrivati fin qui vi state ancora chiedendo di cosa parla questo post farneticante, beh: a) non ne avete mai letto un post di elleuca :-) e b) lasciate perdere.
E' interessante anche notare che l'utente medio che NON usa Linux è un pigro misantropo facilone e menefreghista, che usa hardware e software molto particolari, lavorando in uno studio di commercialista, con pochissimo tempo libero, speso tutto su giochi 3D. Vi ritrovate, voi che state di là?

Ubuntu arriva anche nella stellare pallacanestro della NBA

Nell'attesa che tutte le squadre NBA adottino il nostro amato sistema operativo, la filosofia ubuntera comincia a contagiare anche ambiti diversi da quelli informatici.

In un lungo articolo su playitusa.com (sito sugli sport americani), che narra di come Stephon Marbury sia approdato ai Boston Celtics (campioni NBA in carica), il coach Glenn "Doc" Rivers spiega come la filosofia "Ubuntu" si applichi perfettamente al gioco di squadra, e quindi alla pallacanestro.

E' bello vedere che i concetti base che fanno di Ubuntu la mia distribuzione preferita, e che mi hanno avvicinato a dare anche una mano alla Comunità Italiana, si possano applicare perfettamente in ambiti completamente diversi!

Link:

Articolo su playitusa.com
Ubuntu e la filosofia Ubuntu

lunedì 9 marzo 2009

Niente da fare, non possono farne a meno!

Quando i politici nostrani hanno a che fare con la Rete, riescono sempre a fare brutte figure.

L'ultima è capitata all'On. Gabriella Carlucci (si, quella che faceva la TV, adesso è Onorevole), che ha presentato una proposta di legge "Internet territorio della libertà, dei diritti e dei doveri", nominalmente contro la pedofilia online, fattivamente contro la libertà di Internet stessa. Ennesimo tentativo di legge che mira a trasformare la Rete in un Grande Fratello di orwelliana memoria.

Ma non è questa la notizia.

La notizia è che, come hanno già rilavato altri blogger, la proposta di legge è disponibile sul blog dell'On. Carlucci, su documento word, ed è redatta da tal Davide Rossi, di Univideo,
omonimo (!?!?!) del presidente della Unione Italiana Editoria audiovisivi.

La "firma" sul doc word, e l'uso di formati proprietari, è un buon esempio del livello di cultura informatica dei parlamentari italiani.

Link:

Grande Fratello su Wikipedia
Post di Mantellini
Post di WebNews
Post di Guido Scorza
Notizia su PI

venerdì 6 marzo 2009

"The call for connectivity": la connettività nel mondo, e la desolante situazione in Italia.

Uno studio del prof. Leonard Waverman, della London Business School, è alla base del sito www.connectivityscorecard.org. Lo studio riporta indici e commenti sulla situazione della connettività alla rete in 50 paesi del mondo, tra cui l'Italia.

La situazione in Italia è, come prevedibile, abbastanza deludente, come già indica il titolo della sezione ad essa dedicata "Italy’s Connectivity Rating Ranks Lowest Among G-7 Nations" (trad. "L'Italia ha l'indice di connettività più basso tra i Paesi del G7").
Il rapporto evidenzia che l'unico fattore su cui l'Italia può confrontarsi con le altre nazioni occidentali è il tasso di incidenza della tecnologia 3G (telefonini di ultima generazione), mentre la diffusione della banda larga è bassa, e l'uso di Internet da parte dei privati "could be described as moderate at best" (trad. "potrebbe essere descritto moderato, nella migliore ipotesi").
Anche l'uso della rete da parte del Governo non è al livello delle altre nazioni europee.

I fattori determinanti di questo poco uso della rete, sembrano essere l'Italia è una nazione con molti anziani - soprattutto tra i politici, aggiungo io - e che c'è una certa diffidenza verso la tecnologia - probabilmente appunto perché siamo mediamente vecchi, aggiungo io.

A completare il quadro, è la situazione delle aziende, che evidenzia un basso tasso di uso del commercio elettronico, dell'uso di server sicuri, e nella spesa per IT, che non sono al livello degli altri paesi europei.

Tutto sommato, il rapporto non dice nulla di nuovo sulla situazione italiana, purtroppo. Se ci si confronta con le altre nazioni europee lo sconforto cresce. Per esempio, in Danimarca la situazione è all'opposto, pochi telefonini fighissimi e moltissima connettività a banda larga e uso pervasivo di IT in tutti i settori pubblici e privati.

Se può consolare, l'Italia è davanti a paesi come la Spagna, la Grecia e il Portogallo, che in tutte le classifiche ci insidiano per rubarci il terz'ultimo posto in Europa.

Una speranza per l'Italia per recuperare posizioni, è l'uso massiccio della telefonia 3G, che si sta espandendo adesso nel settore della connettività a banda larga, con i prezzi ormai paragonabili a quelli di una connessione ADSL.


Link:

Sito "Connectivity score card"
Pagina dedicata alla connettività dell'Italia

mercoledì 4 marzo 2009

Quattro o cinque problemi delle scorie nucleari

Vista la recente fiammata (o per meglio dire, "abbaiata") sul ritorno all'energia nucleare in Italia, voglio qui ricordare quei quattro o cinque problemi irrisolti che ci pone questa scelta. Mi riferisco alle scorie nucleari, il materiale che rimane dopo che si è consumato tutto il combustibile nucleare (nelle centrali di III è uranio 235), oppure dopo che la centrale ha smesso di funzionare. Si perché le centrali nucleari hanno una vita limitata, 20-30 anni, anche meno, se esplodono prima (passatemi la battutaccia).
  1. Le centrali nucleari di III generazione producono scorie nucleari: sembrerà una affermazione banale, ma non lo è. I reattori attualmente sul mercato, quelli di III generazione, producono una grossa quantità di scorie nucleari, le quali a loro volta hanno 2 ordini di problemi: a) hanno un tempo di decadimento dell'ordine di qualche milione (!) di anni; b) una delle scorie, il plutonio, potrebbe essere usato per scopi militari, o se finisse nella mani sbagliate, per scopi terroristici. Da questo nasce il secondo problema.
  2. In Italia non esiste un posto dove stoccare, dove immagazzinare le scorie nucleari: si era tentato qualche anno fa un sito unico, individuato a Scanzano Ionico, salvo poi far retromarcia di fronte alle (giuste) rimostranze della popolazione locale. Chi vorrebbe avere un sito del genere dietro casa? Le scorie nucleari delle vecchie centrali nucleari italiane si trovano ancora sparsi nelle centrali stesse.
  3. Non esiste un sito al mondo dove stoccare le scorie nucleari in modo sicuro e permanente: negli anni passati gli Stati Uniti avevano individuato in Yucca Mountain, in Nevada, il sito finale e sicuro per tutte le scorie nucleari prodotte dalle loro centrali atomiche, arrivando a spenderci 9 miliardi di dollari nella sua costruzione. Il Presidente Obama, qualche giorno fa, ha escluso che Yucca Mountain sarà il sito unico statunitense per le scorie nucleari (avete per caso sentito che qualche giornale italiano che ne abbia parlato?)
  4. Ammesso che si trovi un sito dove immagazzinarle, la loro gestione costa: teniamo presente che 'ste scorie devono stare lì per qualche milione di anni, ben protette e custodite, magari in appalto a una società specializzata. Tutto questo costerebbe molti soldi, così tanti che se si mettessero in preventivo, tra i costi di costruzione e gestione della centrale nucleare, l'energia prodotta sarebbe molto più costosa, e perciò non conveniente.
  5. Ammesso che si trovi un sito, e una società che gestisca il sito, siamo in Italia: purtroppo il malaffare che ruota intorno alla gestione dei rifiuti, specie in alcune zone d'Italia, non fa presagire nulla di buono in prospettiva di una gestione di un rifiuto molto speciale come è quello nucleare. Anche il recente passato della gestione delle scorie nucleari già esistenti induce a una certa preoccupazione, per approfondimenti (e scoramenti) leggete il servizio di Report "L'eredità" (link qui sotto).
  6. Ammesso che si trovi un sito, e una società che gestisca il sito, e ammesso anche che la società sia seria, lasciamo una eredità pesante: l'ottica che le risorse del pianeta siano inesauribili è tramontata ormai da tempo, e l'obiettivo più ambizioso che la nostra generazione possa darsi è quello di lasciare il pianeta non tanto peggio di come l'abbiamo trovato. Discariche e inceneritori inquinano, e provocano un aumento delle malattie sulla popolazione che ha la sfortuna di vivere vicino. A questo, aggiungere anche discariche nucleari, con un potenziale di inquinamento ancora più elevato delle altre discariche, è un pesante fardello, che sarebbe totalmente a carico delle future generazioni.
Chiudo con la segnalazione di una intervista, al prof. Vincenzo Balzani, docente di Chimica all'Università di Bologna, che mette bene in luce gli aspetti critici dell'energia nucleare.

Links:

L'eredita (nucleare), servizio di Report
Notizia dell'abbandono del progetto Yucca Mountain da parte del Presidente Obama (fonte bloomerg.com)
Yucca Mountain (wikipedia inglese)
Reattori di IV generazione (wikipedia)
Zona nucleare, sito di informazione sull'energia nucleare
Intervista a Vincenzo Balzani (fonte tiscali.it)

lunedì 2 marzo 2009

Wi-Fi gratuita a Vicenza

Piazza dei Signori con la Basilica palladiana

Il Comune di Vicenza ha attivato di recente una sperimentazione su due piazze della città dell'accesso gratuito a Internet via Wi-Fi. Il collegamento è disponibile in piazza Signori e piazza Matteotti, per tutti (residenti e turisti, anche stranieri), previa regsitrazione via SMS, e consente di utilizzare il wi-fi a "pacchetti" di due ore, rinnovabili sempre gratuitamente.

Fra 6 mesi, il Comune e Telemar, la società che fornisce l'accesso, valuteranno i dati di traffico effettuato durante la sperimentazione e decideranno se far pagare una tariffa o lasciare l'accesso gratuito (non si capisce, in base a cosa!?!?!).

Inoltre si valuterà se estendere il servizio ad altre zone di Vicenza, e fornire anche altri servizi.

L'iniziativa è sicuramente lodevole, e supera la barriera delle promesse, tipiche di un certo tipo di politica. Mi piacerebbe vedere però più coraggio nelle scelte, fin da subito: garantire l'accesso gratuito renderebbe appetibile Vicenza agli occhi dei turisti, quelli più colti (il target tipico del turismo a Vicenza), e darebbe ancora più qualità alla vita dei residenti. Per esempio, l'accesso wi-fi gratuito permetterebbe di offrire ai cittadini residenti i servizi del Comune 24 ore su 24, 7 giorni su 7, in qualsiasi posto essi si trovino. Ai turisti invece, garantirebbe l'accesso totale e continuo alle informazioni turistiche (musei, palazzi, chiese, storia della città, percorsi di visita, ristoranti, hotel...).

Vedremo se l'iniziativa riscuoterà successo tale da garantire l'accesso gratuito anche nel prossimo futuro.

Link:

Notizia dal sito del Comune

Nuova legge sulla caccia: arriva la "sparatutto"

Mente l'opinione pubblica è distratta dalle solite abbaiate del cane, il Governo porta avanti la nuova legge sulla caccia, che porta la "deregulation" (nel senso peggiore che possa avere il termine) anche in questo settore. Tra le novità più clamorose (anche qui, nel senso peggiore):
  • licenza di caccia possibile a 16 anni (!)
  • scompare la definizione di specie particolarmente protette
  • caccia nei parchi a specie non cacciabili
  • sparisce l'interesse della comunità nazionale e internazionale per la tutela della fauna
  • caccia a molte specie lungo le rotte di migrazione.
E molte altre normative che trasformano i cacciatori in moderni cacciatori di taglie, con licenza di uccidere un po' tutto quel che si muove.

Un paio di riflessioni sono d'obbligo.

Il mondo civilizzato ha una consapevolezza sempre maggiore che la tutela del territorio è importante, non solo per la tutela della natura in sé. L'arcobaleno di formazioni e movimenti che si identificano nella denominazione "Verdi" - in Italia - non sono mai riusciti a passare da un movimento di ecologisti in realtà sociale. Non come lo sono in Germania, dove da anni pesano sulle scelte dei governi. Nonostante questo, c'è una consapevolezza sempre maggiore che la natura va preservata perché ne facciamo parte, e trattarla bene vuol dire trattare bene noi e i nostri figli.

In Italia invece si sta andando in direzione opposta. La natura è fatta a pezzi: l'acqua privatizzata, la terra (data in mano ai piani regolatori di Comuni avidi di ICI) lottizzata, la fauna (sarà, se passa la legge) depredata.

Siamo sulla strada giusta?


Link:

Articolo de "L'espresso" sulla legge "sparatutto"
Post sulla privatizzazione dell'acqua
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